Storia & Tradizioni

Militello in Val di Catania, già in Val di Noto, è un centro agricolo della provincia etnea. Sorge sulle propaggini nord-orientali degli Iblei ad un’altitudine di 422 m. L’origine romana è ancora da dimostrare. Secondo don Pietro Carrera, erudito militellese del XVII secolo, alcuni soldati del console Marcello, colpiti dalla peste scoppiata durante l’assedio di Siracusa (214 a.C.) e attratti dalla salubrità dell’aria e dall’amenità dei luoghi, si stabilirono sul colle chiamato Militellus ossia Militum Tellus (“terra di soldati”). In realtà, sembra che il primo nucleo urbano sia sorto in età bizantina, nella valle del fiume Lèmbasi, a sud dell’attuale abitato, come testimonia la trasformazione di necropoli preistoriche in abitazioni e in luoghi di culto cristiano.

Dopo il periodo arabo inizia la storia documentata della città, che già in epoca medievale assume notevole rilievo come centro fortificato. Signori di Militello, che rimase feudale fino a tutto il XVIII secolo, furono i Barresi (1308-1567) e i Branciforte (1567-1812). Nel corso dei secoli, Militello divenne un importante centro religioso (20 chiese e 9 conventi) e culturale, arricchendosi di chiese, monasteri e palazzi e raggiungendo l’apice della fioritura culturale ed artistica nel primo ventennio del ‘600, quando fu retta da Don Francesco Branciforte e Donna Giovanna d’Austria, figlia del vincitore di Lepanto. Distrutta dal terremoto del 1693, Militello fu ricostruita sviluppando le direttrici dell’espansione seicentesca e realizzando nuove opere monumentali. Tra le chiese e i monasteri scampati al sisma si ricordano l’Abbazia di S. Benedetto (XVII sec.) e l’oratorio della Madonna della Catena (XVI sec.). Ben altra sorte toccò alla Matrice di S. Nicolò (intitolata nel 1788, anche, al SS. Salvatore) e alla chiesa della Madonna della Stella, distrutte nel 1693 e riedificate nel XVIII secolo a nord dell’antico abitato. Lo stile tardo-barocco di queste due chiese è valso a Militello l’iscrizione (2002) nella lista UNESCO. La ricostruzione della chiesa madre incominciò nel 1721. La pianta è a tre navate a croce latina. Nella seconda metà del ‘700 l’architetto catanese Francesco Battaglia progettò il secondo ordine della facciata – con volute e obelischi sugli assi delle paraste e coronata da un alto fastigio con scudo ovale per i simboli di S. Nicolò – ed il campanile. Lo stile del Battaglia è evidente, anche, negli stucchi delle volte e delle arcate ed in alcuni arredi sacri. Nel transetto destro una macchina lignea (ex altare maggiore) mostra la pala, Predica di San Nicolò (1761), di Vito D’Anna, “il caposcuola dei decoratori siciliani della seconda metà del XVIII secolo”. Il simulacro ligneo del SS. Salvatore (1830) è venerato nella cappella posta a lato; opera di Gerolamo Bagnasco è incorniciato da un fercolo (1842) di Corrado Leone. Le porte bronzee dell’artista Mario Lucerna furono inaugurate nel 1970. Sopra la crociera, nel 1904, s’innalzò la cupola in cemento armato, la prima del genere in provincia di Catania, progettata dal militellese S. Sortino. Nel transetto sinistro l’altare di San Nicolò accoglie la statua di San Nicolò in cattedra (1621) del militellese G. B. Baldanza.

La chiesa della Madonna della Stella risorse nell’antico quartiere di Sant’Antonio Abate. La sua fondazione risale al 1722. L’architetto-scultore calabrese Giuseppe Ferrara, stabilitosi a Palazzolo Acreide e attivo nella ricostruzione del Val di Noto, disegnò il prospetto a volume retto con grandi volute di raccordo e timpano. Il campanile (1773) è posto, staccato, di fianco alla chiesa. L’interno, diviso in tre navate, manca del transetto.

Numerosi i manufatti artistici, primo fra tutti la terracotta invetriata della Natività, opera di Andrea della Robbia (1487). L’altare maggiore, una macchina lignea del 1753, fa da cornice alla settecentesca pala della Natività della Vergine di Olivio Sozzi. Interessante è il sepolcro di Blasco II Barresi (1465), su cui è scolpita una goticheggiante Annunciazione. La secentesca statua della Madonna della Stella, in legno e canapa policromi, è venerata nella nuova cappella (1983), sulle cui porte di marmo sono posti due angeli bronzei dello scultore Emilio Greco. Notevole è il patrimonio di arredi sacri, paramenti e pale provenienti da queste chiese e da quelle filiali, sì da promuovere l’allestimento (su progetto di G. Pagnano) del Museo “S. Nicolò” e del “Tesoro di S. Maria”.

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