Persone IllustriPersone Illustri

Essendo questo un sito a carattere eminentemente turistico, abbiamo ritenuto giusto aggiungere alcune biografie di persone illustri di Militello, con esclusione di quelle viventi, restringendo però la nostra scelta a quelle figure che hanno travalicato, per opere e azioni, il nostro angusto contesto, indipendentemente dall’epoca storica in cui esse sono vissute. Ciò non significa ridimensionare l’importanza di tutte le altre persone ugualmente meritevoli di essere prese in considerazione, ma, proprio per le ragioni suddette, non è questo il luogo per la creazione di una enciclopedia delle persone illustri, riguardo alle quali esistono altri degni ed esaustivi canali di informazione. Alla trattazione particolareggiata delle biografie seguenti, abbiamo aggiunto, pertanto, un elenco, che riteniamo molto rappresentativo, di altre persone che hanno dato lustro alla nostra Città, o che, comunque, sono passate alla storia per particolari vicende entrate nell’immaginario locale, suddividendolo per attività, comprendendo anche gli artisti di chiara fama che hanno lasciato una testimonianza o una traccia significativa del loro passaggio a Militello. Al visitatore o allo studioso lasciamo l’onere (o il piacere) di soddisfare le proprie curiosità rivolgendosi alle istituzioni culturali cittadine di cui si fa cenno in altri capitoli di questo sito.

BARONE, Giuseppe

(Militello in Val di Catania, 1887 – Catania, 1956) – PITTORE

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Il detto “nemo propheta in patria” mal si adatta a Giuseppe Barone, dato che già nel 1903 (quando aveva ancora l’età di 16 anni) la Giunta Municipale ne aveva riconosciuto la “molta inclinazione al disegno e alle figure” nel discutere una istanza fatta dal padre affinché egli “fosse mantenuto a spese del Comune in un Colleggio di Belle Arti”. In effetti, un anno dopo, il Consiglio Comunale stanziò un sussidio di 300 lire “perché il detto giovane promette di diventare un buon artista essendo già esperto nei lavori della pittura”. Il ragazzo poté frequentare prima il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti di Palermo, sotto la guida del maestro Francesco Lojacono. Nel capoluogo siciliano Barone cominciò a farsi un nome. Le sue prime opere si basarono su soggetti umili (Contadinello, Piccola cucitrice, Ostessa, Viso di giovane donna, Donne con scialle, etc.). Successivamente si trasferì nella Sicilia orientale, e delle sue opere furono arricchite molte abitazioni private. Nel frattempo arrivò anche la committenza pubblica, con l’esecuzione di diversi ritratti ancora oggi visibili nel museo civico “Sebastiano Guzzone” di Militello in Val di Catania, dove sono conservati anche alcuni piccoli quadri. Nel 1925 Barone ricevette l’incarico di affrescare la Cappella del Seminario Arcivescovile di Siracusa. Tale svolta artistica divenne predominante negli anni ’30. Nacquero così, tra gli altri, gli affreschi della Chiesa Madre di Nicolosi (1930-1934) e quelli per la Chiesa Madre di Misterbianco (1935-1937). Figure sacre per la chiesa dei Salesiani di San Gregorio, per la chiesa di San Biagio e della SS. Bambina di Catania, per le chiese di Santa Maria di Gesù e del SS. Salvatore di Messina. Le tele per la chiesa madre di Borrello (Belpasso). Gli affreschi nelle chiese di S. Maria della Stella (1945) e del SS. Salvatore a Militello in Val di Catania (1947-1948). Anche negli anni ’50 Barone si divise tra gli affreschi, la produzione di quadri ad olio e retrospettive (P30619).

Pio Salvatore Basso

BRANCIFORTE, Francesco, Marchese di Militello

(Militello in Val di Noto, 1575 – Messina, 1622)

Giovanna d’AUSTRIA, sua moglie

(Napoli, 1573 – ivi 1630)

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SI RIMANDA AL CAPITOLO “IL CASTELLO E LA SUA CORTE”

CARRERA, Pietro

(Militello in Val di Noto, 1573 – Messina, 1647) – STORICO E LETTERATO

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Gli scritti di don Pietro Carrera costituiscono, assieme a quelli del cronista Filippo Caruso, suo contemporaneo, la principale base della storia cittadina, e per tale motivo ancora oggi la loro consultazione è imprescindibile per qualunque trattazione che riguardi le antiche vicende di Militello. Il dotto religioso ebbe la possibilità di vivere per lungo tempo a stretto contatto con l’ambiente erudito sorto nel castello del principe Francesco Branciforte e della consorte donna Giovanna d’Austria, sia come cappellano della chiesa di S. Maria della Stella che come maestro-notaro della corte vicariale, e ciò contribuì ad appagare la sua sete di cultura ed a stimolare il suo estro letterario. La sua prima opera venne dedicata alle chiese e figure della Beata Vergine che sono in Militello (circa 1608), cui seguirono l’opera in versi Chorographia militellana (che lui chiamava “Carmen juvenile”), la Relazione d’un meraviglioso caso d’un’anima del Purgatorio avvenuto in Militello (1621, disperso), Zizza, idillio pastorale (1623), un delicato poemetto in cui, prendendo spunto dalla costruzione dell’acquedotto che portava in paese le acque della fonte omonima, veniva personificata quest’ultima in una fanciulla che si riunisce per sempre all’amato Lémbasi, a sua volta trasformato in un ruscello. Ma non mancarono altre opere di varia natura, scritte sia in latino che in italiano, a dimostrazione della estrema versatilità intellettuale di Pietro Carrera e dei suoi molti interessi in vari campi del sapere. Proprio dai torchi della tipografia fatta impiantare dal principe Branciforte, nacque il famoso trattato sul Gioco de gli scacchi (1617), un ponderoso tomo di oltre 500 pagine, “ne’ quali s’insegnano i precetti, le uscite, e i tratti posticci del gioco, e si discorre della vera origine di esso”. Nel testo si parla della mossa di apertura oggi nota come difesa siciliana, che per quanto non ideata dal Carrera, ebbe certamente in lui il maggiore propugnatore, tanto da meritarsi tale denominazione per il fatto di essere stata “introdotta nella prassi agonistica dai giocatori siciliani”. Lasciato il paese natio, anche a seguito della morte del Principe Branciforte, il Carrera ebbe modo di viaggiare molto (Napoli, Messina, Canicattini, Roma) e di pubblicare altri libri: Dell’antica Siracusa illustrata (1624), Il Bonanni (1625), con cenni sul terremoto che aveva colpito Militello nell’anno precedente, Del Mongibello (1636), sulle eruzioni dell’Etna e i miracoli della patrona di Catania, Sant’Agata. Fu questo il periodo in cui Carrera incominciò a scrivere la sua Notitia di Militello (probabilmente 1634), originariamente prevista in tre libri, ma che si ridusse alla stampa di due fogli in quarto di 16 pagine, di cui esistono alcune trascrizioni sette-ottocentesche. Intanto, forte di una fama ormai consolidata, Carrera ricevette l’incarico dal Senato di Catania di scrivere una storia della città, che si concretizzò nei due volumi dal titolo Delle memorie historiche della città di Catania (1639-1641), nel cui frontespizio egli si dichiarava “agatheo”, come per sottolineare, per mero compiacimento, l’appartenenza alla città etnea. Nell’opera, per dimostrare la pretesa maggiore antichità di Catania rispetto ad altre città della Sicilia, Carrera non si perita di utilizzare fonti perlomeno dubbie, se non inattendibili o inventate di sana pianta, guadagnandosi un ben poco lusinghiero appellativo di storico-falsario. Rientra in questa produzione la medievale cronaca dialettale sulla Vinuta di lu re Japicu, che ormai con certezza si attribuisce al Carrera, e che ne testimonia la inesauribile inventiva. Una spregiudicatezza poco accettata da alcuni ambienti intellettuali già mentre egli era ancora in vita. Ne fanno fede la disputa ingenerata dalla pubblicazione del libro sugli scacchi (che oppose Carrera, con lo pseudonimo di Valentino Vespaio, all’altro contendente, Alessandro Salvio), e la ancora più lunga querelle, fatta di risposte e contro risposte) con il frate don Mariano Perello riguardo alla storia antica di Scicli. (P30619)

Pio Salvatore Basso

 

DENI, Cecilia

(Militello in Val di Catania, 1872 – Catania, 1934) – EDUCATRICE E SCRITTRICE

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Cecilia Deni fu poetessa, saggista, educatrice ed “eccellente oratrice”. Compì gli studi all’Istituto Regina Margherita di Catania e conseguì il diploma magistrale nel 1890. Si laureò a Roma nel 1894 con pieni voti in lingua e letteratura italiana presso l’Istituto di Magistero Superiore. Divise la sua vita tra la carriera scolastica (ebbe per vent’anni, dal 1894, la cattedra di lettere italiane alla Regia Scuola Normale “Giuseppina Turrisi Colonna” di Catania, e successivamente, dal 1916 al 1932, l’incarico di Preside della neo-istituita Scuola Normale “Regina Elena” di Acireale) e la produzione di un ricchissimo corpus letterario che comprende opere in versi e in prosa nonché articoli su giornali e riviste. La sua cultura non comune, la spiccata personalità, le indubbie qualità letterarie gli procurarono la stima e l’ammirazione delle “massime personalità del mondo artistico e culturale” dell’epoca (ebbe amicizia e corrispondenza con personaggi come Martoglio, Rapisardi, Capuana, Verga, Carducci, D’Annunzio, Ada Negri, per citare i più noti). Nel 1909 fu tra le fondatrici della sezione catanese dell’Unione Femminile Nazionale che si caratterizzò per una “intensa attività assistenziale e benefica” in favore dell’infanzia, delle donne e delle famiglie. Scrisse sette raccolte di versi: Primi canti (1890), Verso l’erta (1900), Echi primaverili (1901), Idilli e Scene (1903), Idillj (1912), Patria (1916) e Liriche (1934); il poemetto Alberto (1922) e la silloge di pensieri, liriche e prose intitolata Adorazione (1907), quest’ultima dedicata alla memoria del marito prematuramente scomparso. Fra gli scritti in prosa si segnalano i saggi Il pessimismo nei poeti italiani precursori del Leopardi (1895), La Donna nella poesia del Medio Evo (1900), In Sicilia (uno studio del 1900 sulla poesia popolare dell’isola), Le donne del romanticismo (1904) e I Madrigali di Mario Tortelli (1904), nonché due raccolte di fiabe ed un romanzo manoscritto incompiuto. Le sue liriche sono le migliori accanto a quelle di Ada Negri. Contengono ottime qualità stilistiche, originalità di contenuto, vigore di espressione, purezza di sentimenti e classicità di forme. (P30619)

Pio Salvatore Basso

 

GUZZONE, Sebastiano

(Militello in Val di Noto, 1856 – Firenze, 1890) – PITTORE

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Fin dalla più tenera età Sebastiano Guzzone fu attratto irresistibilmente dal disegno, tanto che per assecondare la sua sicura e promettente vocazione artistica, all’età di 13 anni gli fu concesso di trasferirsi a Roma presso lo studio di restauro di Filippo Casabene. Dopo alcuni anni, grazie ai notevoli progressi fatti, Guzzone poté iscriversi alla prestigiosa Accademia di San Luca. A Roma, pertanto, l’artista svolse la sua breve e intensa attività di pittore, tenendo lo studio nella vivace e cameratesca via Margutta, specializzandosi soprattutto nella tecnica dell’acquerello. I titoli di molte delle sue opere ci informano sull’ambientazione eminentemente storica di esse: Morte del Petrarca, Cosimo II sorprende la figlia col paggio, Il traditore schernito, Presentazione della sposa, Amleto che rifiuta i doni di Ofelia. Fra i quadri ad olio non si può dimenticare Festa in chiesa (1886), dove è raffigurato, sullo sfondo di una processione, il portale cinquecentesco della chiesa di Santa Maria la Vetere, nel suo paese natale (oggi esso si trova nella Galleria Nazionale d’Arte moderna di Roma), e Scena in giardino. Molti i ritratti, come quello de La sorella Maria in abito da suora, La figlia del pretore di Assisi Locatelli, La Signora Casabene, Ritratto di donna (verosimilmente la moglie,  Gaetanina Baldanza), quest’ultimo misteriosamente trafugato qualche anno fa dalla sua sede di esposizione, e gli autoritratti. Sue opere sono custodite presso il Museo civico di Militello in Val di Catania, a lui intitolato, e nella Chiesa di Santa Maria della Stella. In una stanza del Palazzo Municipale si può vedere la grande foto del carro allegorico del Carnevale romano del 1885, denominato la “Conca d’Oro”, da lui progettato assieme all’architetto Ernesto Basile e al pittore Salvatore Frangiamore, tutti siciliani. Guzzone morì prematuramente, a soli 34 anni, per le conseguenze fatali di una banale influenza. (P30619)

Pio Salvatore Basso

 

MAJORANA CALATABIANO, Salvatore

(Militello in Val di Noto,1825 – Roma, 1897) – ECONOMISTA E POLITICO

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La famiglia Majorana ha inequivocabili origini militellesi, e le sue “tracce sono documentate a Militello già nella prima metà del XVII secolo”. Fu nel 1707, però, anno del matrimonio tra don Benedetto Majorana e donna Sancia Gravina, che sorse quel ceppo da cui, dopo qualche generazione, si formarono i due grandi rami, sovente in contrapposizione, dei Majorana-Cocuzzella o della Nicchiara (detentori per decenni del potere locale) e dei “Valentini”. Questi ultimi “irruppero prepotentemente sulla ribalta della storia” proprio grazie a Salvatore Majorana-Calatabiano (figlio di Valentino), ai suoi cinque figli, “i quali seppero tutti distinguersi nella politica, negli studi economici, giuridici e storici, nella scienza”, e al nipote Ettore, la cui misteriosa sparizione, dopo 80 anni, suscita ancora curiosità che permangono inappagate.

Salvatore Majorana-Calatabiano, dopo la laurea in giurisprudenza, ottenuta presso l’Università di Catania, si divise fra lo studio dell’economia e la professione di avvocato, ma nello stesso tempo partecipò attivamente “alla preparazione morale e intellettuale della rivoluzione siciliana” del 1848 anche con la pubblicazione del giornale L’Unione italiana, sul quale attaccava il regime borbonico. Inviso alle autorità, Majorana fu costretto a ritornare a Militello nell’attesa di tempi migliori, che si materializzarono con la definitiva cacciata dei Borbone. Nel 1860 fu nominato provveditore agli Studi per la provincia di Catania e l’anno dopo ottenne la nomina quale professore sostituto di diritto pubblico nell’Università di Catania. Nel 1866, dopo aver vinto il concorso di Economia politica nell’Università di Messina, lasciò la cattedra a seguito della elezione a Deputato della IX legislatura del Regno d’Italia, carica che tenne per altre 4 legislature, fino al 1876, quale rappresentante del Collegio di Nicosia e poi di quello di Militello, sedendo sempre fra i banchi della Sinistra, dai quali spessissimo fu protagonista di memorabili interventi in materia di finanza ed economia, affermando a più riprese le sue idee liberiste in contrapposizione all’eccessivo dirigismo dello Stato. Majorana raggiunse il punto più alto della sua carriera politica con la nomina a Ministro dell’Agricoltura, dell’Industria e del Commercio (per due volte, nel 1876 e nel 1878). Nel 1879, infine, ebbe conferita la carica di Senatore del Regno, che tenne fino alla fine dei suoi giorni, guadagnandosi il rispetto di tutto l’arco parlamentare grazie alla riconosciuta competenza e al rigore morale. Non si può tacere, per quanto ci riguarda, della cura che Majorana dedicò ai problemi della Sicilia. Fu fautore, infatti, della costruzione della linea ferroviaria da Valsavoia a Caltagirone, della costruzione del porto e della dogana di Catania, e di altre indispensabili iniziative come quella tendente a scongiurare la soppressione della stessa Università etnea. Majorana ricoprì anche la carica di consigliere comunale e provinciale di Catania. Ci ha lasciato innumerevoli pubblicazioni e articoli di carattere scientifico, oltre a innumerevoli discorsi parlamentari e proposte di legge. (P30619)

Pio Salvatore Basso

 

MARINO, Santo

(Militello in Val di Catania, 1924 – ivi, 1991) – PITTORE

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Come già avvenuto con un altro illustre artista militellese alcuni decenni prima, anche Santo Marino ebbe la possibilità di accedere al Liceo Artistico di Palermo grazie al contributo del suo comune di nascita. Una deliberazione del 1944 ci informa sulla concessione al giovane studente di un “aiuto economico per l’ammontare di L. 2000”, stante il suo “sviluppato senso artistico… nella pittura impressionista” ispirato “al tormento dei lavori dei migliori maestri del secolo scorso”. Marino giunse al diploma nel 1947 e subito iniziò il suo personale percorso che lo portò ben presto a farsi conoscere in tutta Europa. Ebbe pure l’occasione di impegnarsi politicamente, arrivando alla carica di assessore e consigliere comunale a Militello in Val di Catania dal 1952 al 1955. Partendo dalle prime opere di impronta essenzialmente naturalista e contadina, il cosiddetto “periodo nero” o dell’ “espressionismo siciliano”, per la prevalenza di tale colore nei suoi disegni, che gli procurarono l’ammirazione e la stima incondizionata di autorevoli critici, intellettuali e colleghi (basti citare Leonardo Sciascia, Giuseppe Bonaviri, Franco Solmi, Mario Lepore, David Alfaro Siqueiros), Marino passò alla grafica neorealistica (periodo “tedesco”), per assestarsi in una produzione variabilmente cromatica che ne ha amplificato a tutto tondo la fama. Inconfondibili i suoi paesaggi, le marine, le nature morte, i ritratti, le vedute di Militello. Sono innumerevoli le mostre che Marino ha tenuto in ogni dove, così come i premi ed i riconoscimenti ottenuti. Sue opere sono esposte presso importanti gallerie nazionale ed estere. Il Comune di Militello in Val di Catania ne conserva una imponente collezione all’interno del Museo civico “Sebastiano Guzzone”. (P30619)

Pio Salvatore Basso

 

NATALE, Vincenzo

(Militello in Val di Noto, 1781 – ivi, 1855) – POLITICO E STORICO

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Nessuno come Vincenzo Natale ha avuto la possibilità di partecipare attivamente, per oltre 30 anni, alla vita politica siciliana, nella utopia di assistere alla affrancazione dei siciliani da secoli di servilismo, illiberalità e ignoranza. Laureatosi in diritto nell’Università di Catania, egli trascorse gran parte della sua giovinezza a Palermo, dove esercitò la carriera forense, ma nello stesso tempo fu sempre attratto dagli studi classici e dalla politica. Già nel 1812, egli partecipò alle sedute parlamentari che avrebbero dotato la Sicilia “della prima costituzione liberale italiana” (vera e propria Assemblea Costituente, di cui molti oggi ignorano l’esistenza), basata sulla tradizione istituzionale inglese e che aveva decretato l’abolizione della feudalità. In quel contesto Natale mantenne la carica di Segretario del Parlamento fino al 1814 (data dello scioglimento). Nel 1820 fu eletto segretario generale della Intendenza di Siracusa. Ritroviamo il “carbonaro” Natale ancora protagonista durante i moti del 1820-21 (quando già, dal 1816, era stato soppresso formalmente il Regno di Sicilia con la nascita del Regno delle Due Sicilie). Il nostro fu tra i pochi siciliani presenti nel Parlamento napoletano, che risultò essere “la prima rappresentanza eletta di tipo moderno dell’Italia meridionale”. Qui il Deputato Natale si distinse per coerenza e spirito battagliero, rivendicando sempre un ruolo non marginale per la Sicilia e la risoluzione di tutte le annose ingiustizie che avevano riportato la sua terra nell’oscurantismo precedente alla Costituzione del 1812. La restaurazione costrinse Natale a vivere in esilio a Roma fino al 1825 e anche al ritorno in Sicilia egli ebbe sempre il costante controllo da parte della polizia borbonica, perfino a Militello. Nel 1837, l’anno del colera, in occasione dei nuovi moti che investirono la Sicilia, e specificamente Catania, Vincenzo Natale fu incluso, quasi inconsapevolmente, fra i 21 membri della Giunta provvisoria di governo, di cui, però, non fece mai parte, rischiando un processo immeritato. Nel 1848 Natale fu ancora una volta protagonista dell’ennesima rivoluzione, quella che portò alla breve riesumazione del Regno di Sicilia indipendente. Fu eletto, infatti, al Parlamento siciliano con sede a Palermo, quale rappresentante del Comune di Aci San Filippo Catena. Questo suo lungo interventismo politico gli precluse nel 1852 l’accesso alla cattedra di Lingua, letteratura ed archeologia greca presso l’Università di Catania, la cui commissione, piuttosto che tenere conto dei suoi palesi ed indiscussi meriti scientifici, si affidò ai rapporti malevoli sulla sua condotta provenienti proprio da Militello, dove “tranne il giudice eran tutti ligi o influenzati dalla famiglia ** (N.B. Così nel testo, ma il riferimento è verso i Majorana-Cocuzzella) nemica capitale della sua da più tempo”, e dove “sono da 20 e più anni che l’un fratello sindaco succede all’altro senza interruzione…”. Svanì in questo modo per Natale la possibilità di occupare un ruolo accademico per il quale non avrebbe dovuto avere rivali. Riguardo ai suoi scritti ci rimangono i seguenti: Sulla storia de’ letterati ed altri uomini insigni di Militello nella Valle di Noto (1837), i discorsi Sulla storia antica della Sicilia (1843), opera prevista in tre volumi ma di cui esiste solo il primo; i molti interventi apparsi su periodici come il Giornale del Gabinetto Letterario dell’Accademia Gioenia; Lo Stesicoro; L’Osservatore, quest’ultimo edito a Palermo. Come detto precedentemente Vincenzo Natale morì prima che si realizzasse l’unità d’Italia, ma per i suoi concittadini la sua figura rimarrà quella di un grande patriota degno di rispetto e ammirazione, anzi, per dirla con le parole del grande Salvatore Majorana-Calatabiano, Vincenzo Natale fu “il più insigne e reputato liberale di Militello, e, dopo il Carrera, il primo letterato, mentre quale storico non regge il confronto di alcuno”. (P30619)

Pio Salvatore Basso

Altre persone IllustriAltre persone Illustri

LETTERATI, STORICI, GIURISTI

Abbotto, Salvatore (1881-1963) – SACERDOTE, STORICO

Abramo, Paolo (1910-1986) – GIORNALISTA, SCRITTORE

Caruso, Filippo (1593-post 1671) – STORICO

Compagnino, Gaetano (1939-2004) – CRITICO LETTERARIO, DOCENTE UNIVERSITARIO

Di Fazio, Sebastiano (1925-2007) – STORICO, BIBLIOFILO, RICERCATORE E DOCENTE UNIVERSITARIO

Fazio, Ludovico (1707-1763) – FRATE FRANCESCANO, STORICO

Majorana, Giuseppe (1863-1940) – STORICO, PARLAMENTARE, RETTORE UNIVERSITARIO

Musumeci-Ristagno, Giuseppe (1868-1954) – FONDATORE DELLA BIBLIOTECA POPOLARE “ANGELO MAJORANA”

Natale, Alfio (1757-1826) – GIURISTA

Scirè-Cocuzza, Giuseppe (1880-1937) – SACERDOTE, STORICO

Sparito, Giosuè (pseudonimo di Enrico Fagone) (1899-1961) – POETA

Tortelli, Mario (Fine sec. XVI-1621) – POETA

Ventura, Mario (1913-1982) – SACERDOTE, STORICO

ARTISTI, INGEGNERI, SCIENZIATI

Baldanza, Giambattista (sr.) (Sec. XVI-Sec. XVII) – SCULTORE, ARCHITETTO

Baldanza, Giambattista (jr.) (Sec. XVII-Sec. XVII) – PITTORE, SCULTORE

Bono-Lanza, Ignazio (1885-1960) – MUSICISTA

Bosco, Carmelo (1943-2003) – SCIENZIATO DELLO SPORT

Majorana, Salvatore (“Totò”) (1874-1944) – ATTORE

Montecassino, Antonino (1916-2007) – MUSICISTA

Nicosia, Emanuele (1953-2016) – DESIGNER

Pagnano, Giuseppe (1942-2017) – ARCHITETTO, STORICO DELL’ARTE, DOCENTE UNIVERSITARIO

Palermo, Salvatore (“Totò”) (1911-1973) – MUSICISTA

Scirè-Giarro,don Antonino (1695-1759) – SACERDOTE, ARCHITETTO, PITTORE

Tineo, Giuseppe (1756-1812) – BOTANICO

Tineo, Vincenzo (1791-1856) – BOTANICO

POLITICI

Majorana, Angelo (1855-1910) – RETTORE UNIVERSITARIO, MINISTRO

Majorana-Cocuzzella, Salvatore (1793-1877) – SINDACO

Majorana della Nicchiara, Benedetto (1899-1982) – PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA, PARLAMENTARE

FILANTROPI

Astuti, Antonio (1853-1927)

Basso-Ragusa, Mario (1844-1910)

Bisicchia, Melchiorre (1859-1946)

Gulinello-Rizzo, Salvatore (1821-1898)

Laganà-Campisi, Francesco (1845-1869)

Pappalardo-Lombardo, Saverio (1815 ca.-1888)

Sortino, Salvatore (1849-1916)

FIGURE LEGGENDARIE, BENEMERITI

D’Immè, Sebastiano (1965-1996) – MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE

Santapau, Aldonza (Sec. XV-Sec. XV) – VITTIMA DI FEMMINICIDIO ANTE LITTERAM

Scirè Risichella, Sebastiano (1890-1981) – MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE

FIGURE DI CHIARA FAMA LA CUI OPERA HA IMPREZIOSITO IL PATRIMONIO ARTISTICO E MONUMENTALE DI MILITELLO

Antonello da Messina (1430-1479) – PITTORE

Bagnasco, Girolamo (1759-1832) – SCULTORE

Basile, Giovanni Battista Filippo (1825-1891) – ARCHITETTO

Battaglia, Francesco (1701-1788) – ARCHITETTO

Conca, Sebastiano (1680 ?-1764) – PITTORE

D’Anna, Vito (1718-1769) – PITTORE

Della Robbia, Andrea (1435-1525) – SCULTORE E CERAMISTA

Desiderato, Matteo (1750 ?-1827) – PITTORE

Ferrara, Giuseppe (1660-1743 ?) – ARCHITETTO

Greco, Emilio (1913-1995) – SCULTORE

Laurana, Francesco (1430-1502) – SCULTORE

Paladini, Filippo (1544-1614) – PITTORE

Palazzotto, Girolamo (1688-1754) – FRATE CAPPUCCINO, ARCHITETTO

Sozzi, Olivio (1690-1765) – PITTORE

 


BIBLIOGRAFIA

Cecilia Deni, di Pio Salvatore Basso (sta in: “Siciliane. Dizionario biografico”, Emanuele Romeo Editore, 2006); Cecilia Deni (1872-1934), di Nello Musumeci (Editrice Società Storica Militellese, 1974); Chiesa di Maria SS. della Stella in Militello (La). Testimonianze storiche sulla ricostruzione (1693-1757), di Sebastiano Di Fazio (Museo e Archivio Comunale “Sebastiano Guzzone”, Militello in Val di Catania – 2006); Chiesa Matrice di S. Nicolò in Militello (La). Alcune testimonianze storiche sulla sua ricostruzione (1693-1776), di Sebastiano Di Fazio (Parrocchia Matrice S. Nicolò-SS. Salvatore, Militello in Val di Catania – 2005); Eredità culturali a Militello (Le). Lezioni di storia, di Salvatore Paolo Garufi (Museo e Archivio Civico “Sebastiano Guzzone” – Dispensa n. 2, 2004); Evangelio borghese. Il modello italiano di pittura nell’opera di Sebastiano Guzzone (1856-1890), di Salvatore Paolo Garufi (Edizioni Novecento, 2008); Gelo dell’esistenza e il conforto della parola poetica (Il), di Cinzia Iacobello (Edizioni Novecento, 2009); Luogo e memoria. Santo Marino. Opere 1955-1985 (Edizioni del Museo S. Nicolò, Militello – 1985); Majorana (I): un’ipotesi di ricerca, di Anna M. Palazzolo (Prova d’Autore, 2003); Messinesi Palazzotto (I): protagonisti della ricostruzione di Catania post 1693, di Salvatore Maria Calogero (sta in: “Archivio Storico Messinese”, Periodico della Società Messinese di Storia Patria, n. 96 – 2015); Militello dall’A alla Z, di Autori Vari (Biblioteca della Provincia Regionale di Catania, 2003); Militello nel 1634. Il secondo frammento inedito della perduta Storia di Militello di Pietro Carrera”, di Giuseppe Majorana (Catania – Tipografia Strano Francesco, 1939); Notizie inedite di Pietro Carrera (Le), di Rossana Russo (sta in: “Agorà. Periodico di cultura siciliana”, n. 45, Lug.-Set. 2013); Omaggio a Santo Marino. Dipinti e grafica, a cura della Provincia Regionale di Catania, 1998; Periodici siciliani dell’Ottocento (I). Periodici di Catania. Vol. I, a cura di Maria Grillo (C.U.E.C.M., 1995); Relazione delle chiese e figure della Beata Vergine che sono in Militello, di don Pietro Carrera (1608; stampa Ediz. Comune di Militello V.C. – 1998); Sebastiano Guzzone. Pittore dell’ultimo ottocento, di don Mario Ventura (C.I.T.E.M., 1960); Storia antica di Sicilia, epoca greca, di Vincenzo Natale è stata in gran parte perduta (La)?, di Giuseppe Majorana (estratto da “Archivio Storico per la Sicilia Orientale”, Anno XI – 1914); Storia di Militello in Val di Catania, di don Mario Ventura (La Nuova Sicilia Editrice, 1953); Sulla storia de’ letterati ed altri uomini insigni di Militello nella Valle di Noto, di Vincenzo Natale (1837; Boemi, ristampa anastatica – 1997); Su Verso l’erta di Cecilia Deni, di Donatella Pezzino (sta in: “Agorà. Periodico di cultura siciliana”, n. 63/64, Gen.-Giu. 2018); Vincenzo Natale e i suoi tempi, di Giuseppe Majorana (estratto da “Archivio Storico per la Sicilia Orientale”, Anni XIV/XV – 1917/1918).

SITOGRAFIA

 http://www.senato.it; http://www.treccani.it; http//www.militello.info

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